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“Dopo l’emergenza Coronavirus non dimentichiamoci delle mafie”
Aggiornato a:
14 Aprile 2020
I ragazzi del Presidio Libera Reggio Emilia Giangiacomo Ciccio Montalto propongono le loro riflessioni sui recenti titoli di quotidiani in merito ai possibili (o meglio, probabili) rischi di infiltrazione mafiosa durante e dopo questa emergenza sanitaria.
Vi presentiamo una riflessione scritta di Michele Vocino e un commento video di Giovanni Mattia
Michele Vocino
Dopo l’emergenza Coronavirus non dimentichiamoci delle mafie
L’emergenza dovuta al Coronavirus che stiamo vivendo è un evento epocale che lascerà molti strascichi, segni quasi indelebili nella nostra memoria, nella psiche, nell’economia. Già in questi giorni in cui l’emergenza sanitaria non è terminata ci si è scontrati con quella che sarà l’emergenza economica e i connessi rischi di gravissime conseguenze sull’industria, l’artigianato e il lavoro in generale.
Un altro gravissimo pericolo che corriamo è che di tutto ciò le mafie se ne possano avvalere e uscire rafforzate. Le mafie hanno sempre tratto un vantaggio dalle situazioni di crisi, questo perché una crisi crea dei “bisogni”, talvolta anche del disordine, e le mafie danno la loro risposta a tutto ciò.
Andiamo un po’ più nello specifico. Si sta già ipotizzando che a causa del blocco del lavoro, necessario per evitare i contagi del Coronavirus, vi sarà una crisi della liquidità, ossia una riduzione dei soldi in circolazione da spendere. Bene, le mafie vivono il problema contrario, hanno enormi liquidità da investire, letteralmente “mucchi di denaro” da utilizzare. Soldi che sono stati accumulati con tutte le attività illegali possibili (dal traffico di droga, alle armi, alle estorsioni) e tramite tante attività che sembrano legali ma che, in realtà, sono sotto il loro controllo (bar, ristoranti, imprese, etc); denaro nascosto in conti esteri o, a volte, seppellito sottoterra in attesa di poter fare investimenti. Qui nasce uno dei primi pericoli, il rischio che tantissime persone in difficoltà economiche si rivolgano a loro per chiedere prestiti, sostegno economico o per vendere loro le attività. E le mafie sono già pronte a prestare soldi per poi applicare tassi da usura o chiedere in cambio il controllo dell’azienda o ancora per acquistarla subito; pensiamo al bar il cui proprietario non è più in grado di riaprire, la famiglia che ha dei debiti e che non potendo lavorare non è riuscita a pagarli, all’imprenditore che cerca un socio in grado di sostenerlo.
Una crisi economica crea disoccupazione e qui si collega un’altra possibilità per le mafie di trarre profitto. Una persona che cerca lavoro e vive una situazione di bisogno può diventare molto facilmente manovalanza per il crimine organizzato ed è facilmente ricattabile, di conseguenza non sarà disposta a parlare o ribellarsi. Le mafie hanno sempre bisogno di persone, essere umani, da utilizzare per le loro attività (es: spaccio di droga), da impiegare nelle aziende sotto il loro controllo o, più semplicemente, da sfruttare (pensiamo a tutto il mercato della prostituzione o gli operai sottopagati nei cantieri edili).
Tutto questo è già successo dopo la crisi del 2008 e lo abbiamo visto durante il Processo Aemilia: operai ricattati, imprenditori che hanno subito l’usura e sono stati costretti a vendere la loro azienda, dipendenti sottopagati, etc.
Passato il Coronavirus ci sarà la necessità di ricostruire e riparare molte situazioni che durante l’emergenza sono passate in secondo piano oppure che saranno diventate prioritarie; pensiamo soltanto alla necessità di ristrutturare edifici rimasti inutilizzati oppure di effettuare maggiori sanificazioni. Qui si occorre sottolineare due aspetti che, se connessi tra loro, possono dare un’idea degli enormi danni che possono verificarsi. Da un lato le mafie, probabilmente, si stanno già preparando, stanno già investendo nelle aziende in grado di rispondere a certe esigenze (es: imprese di pulizie, etc). Dall’altro lato si rischia che la forte attenzione sulle emergenze economiche e la necessità di ripartire possa far diminuire i controlli e distogliere l’attenzione sul ruolo delle mafie. È già successo in passato, nel 1980 dopo il Terremoto in Irpinia la camorra si infiltrò subito nella ricostruzione per via degli appalti concessi velocemente; nel 1990 cadde il Muro di Berlino e uomini della Ndrangheta si recarono nell’ex Germania Est con le auto piene di denaro e l’ordine di “acquistare tutto quello che potevano”; sempre in Germania, prima dei Mondiali di calcio del 2006, esisteva un’unità della polizia tedesca che si occupava di studiare la ‘Ndrangheta ma l’esigenza di assicurare la sicurezza durante il periodo delle partite portò a sciogliere questa unità, l’anno dopo ci fu la Strage di Duisburg.
Finita l’emergenza sanitaria dovuta al Covid19 dovremo affrontare altre emergenze e sarà necessario da parte di tutti, singoli cittadini, ordini professionali, istituzioni, mantenere molto alta l’attenzione ed evitare che da questa grande tragedia le mafie ne escano, ancora una volta, rafforzate.
Giovanni Mattia
Partendo da una notizia di cronaca, Giovanni ci propone un video con la sua riflessione.