Quattro mesi fa, quando la pandemia da Covid-19 aveva invaso la nostra quotidianità, non solo dal punto di vista sanitario, ma soprattutto mediatico, i mezzi di comunicazione preannunciavano spesso la fine dell’Unione europea. Ad oggi possiamo constatare che l’UE è sopravvissuta alla pandemia, tramite la messa in campo di strumenti economici e politici che tuttora mirano alla ripresa dell’Europa, contrastando così le fake news che la vedevano al collasso.
Come ricordato nei precedenti articoli, la Commissione Europea ha messo in campo oltre 2.400 miliardi di euro per favorire la ripresa dell’Ue post coronavirus, tramite la promozione di strumenti economici quali Next Generation EU, in grado di mobilitare 750 miliardi per il periodo 2021-2024, ed un bilancio di 1.100 miliardi di euro rafforzato per il periodo 2021-2027. Il Piano per la ripresa, chiamato in gergo Recovery Plan, ha come obiettivo quello di aiutare gli Stati membri a riprendersi dalla crisi economica derivata dalla pandemia, sostenendo riforme, investimenti, rilanciando l’economia e traendo insegnamenti dalla crisi stessa. Il fondo prevede di supportare tutti gli stati, in particolare quelli più colpiti dal virus, come l’Italia.
Questi strumenti economici, che vengono distribuiti tra tutti gli Stati membri, sono indice di un’unità economica che va di pari passo con un’unità politica, determinata da linee guida e raccomandazioni su come agire all’interno dei singoli stati per favorire la ripresa economica e sociale.
Tra questi elementi di unità politica spiccano per esempio due strumenti recentemente condivisi dalla Commissione Europea: il portale Re-open EU e il Pacchetto di sostegno all’occupazione giovanile .
Nel primo caso si tratta di una piattaforma web contenente informazioni essenziali sulle restrizioni di viaggio di ciascun paese dell’Ue, per supportare la ripresa della mobilità europea, soprattutto in vista dell’estate. Nel secondo caso, invece, la Commissione europea richiede agli Stati membri di intensificare il sostegno all’occupazione giovanile investendo sulle politiche per la gioventù dell’UE, attraverso gli strumenti finanziari descritti sopra.
Questi strumenti di unità economica e politica sono esempi della rilevanza del coordinamento dell’Unione europea nei confronti degli Stati membri, soprattutto nel contesto di crisi che stiamo vivendo. Basti ricordare la funzione essenziale che ha avuto il commissario europeo, Thierry Breton, per lo sblocco delle esportazioni di dispositivi sanitari (mascherine, tute e schermi facciali) indirizzati all’Italia, bloccati da Francia e Germania per paura di non averne abbastanza al loro interno. Una situazione che difficilmente si sarebbe sbloccata senza l’intervento di un’istituzione sovranazionale come l’Unione Europea, la cui funzione è proprio quella di salvaguardare la sicurezza di tutti gli stati supportando la reciproca collaborazione ed evitando che prevalgano gli egoismi nazionali.
Un ruolo quanto mai necessario nell’epoca del Covid, che ha diffuso paura e preoccupazioni fra i cittadini europei e, di conseguenza, ha portando all’acuirsi di manifestazioni e pensieri sovranisti fra gli Stati membri. La recente protesta dell’europarlamentare olandese Geert Wilders rispetto al Recovery Fund la dice lunga sulle difficoltà che riscontra l’Italia in questo scenario: “Abbiamo anche noi bisogno di quei soldi e quindi non daremo nemmeno un euro all’Italia”.
Siamo davvero sicuri di non avere ancora bisogno dell’Unione Europea?
Come sappiamo l’Unione europea non è un’unione federale come gli Stati Uniti. Sono tanti i limiti che ancora ci sono al suo interno affinché diventi tale, ma bisogna riflettere su quanto i limiti presenti oggi dipendano dalle istituzioni europee e quanto dipendano dalle scelte politiche di ogni Stato membro, ricordandoci che un’unione federale non potrà realizzarsi senza una piena solidarietà tra gli Stati che ne fanno parte.
L’8 luglio 2020 la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato al Parlamento europeo: “Solidarietà significa che coloro che ne hanno bisogno ricevono maggiore sostegno. Nel quadro di Next Generation EU gli investimenti sono collegati alle riforme basate sulle raccomandazioni specifiche per paese. Tutti gli Stati membri devono darsi da fare. Se vogliamo uscire più forti dalla crisi dobbiamo cambiare tutti in meglio. È questo che gli europei si aspettano da noi.”