Educazione è partecipazione: come costruire gli spazi adatti

Aggiornato a:
13 Dicembre 2021

Di Laura Porta e Maya Menozzi in collaborazione con Portale Giovani Reggio Emilia.

La partecipazione ci costringe, ci mette in crisi, ci fa dubitare, ci fa ragionare: in poche parole, ci educa. Senza educazione non c’è partecipazione, e senza partecipazione ci si diseduca, quasi inevitabilmente. Il nesso è reciproco ed entrambe sono considerate condizioni necessarie per potersi definire liberi. Questa affermazione, che pur non esaurisce appieno un concetto ampio, soggettivo e particolare come la libertà, è però interessante da approfondire: non parlare di partecipazione quando si parla di formazione, di scuola e di crescita significa tralasciare una parte troppo importante del discorso.

Non parlare di partecipazione significa non parlare di educazione e formazione con lucidità, e quasi tradire l’etimologia della parola “educare”, cioè ex-ducere, portare fuori dalla condizione di oppressione, e quindi inevitabilmente liberare.

C’è forse qualcosa di più liberatorio della partecipazione e dell’educazione?

La persona consapevole non si piega, non si spezza, ma, anche se con fatica, si flette e sa guardare in alto. Osa, in prima fila, partecipare. Se ha paura, non si volta dall’altra parte: regge lo sguardo, non si fa vincere.

La partecipazione lega il singolo alla comunità, sostanzia la democrazia. Permette la relazione e il coinvolgimento, aberra l’oppressione, la superficialità e l’inconsistenza. La cittadinanza si deve nutrire di partecipazione; la consapevolezza e il senso critico si coltivano in un terreno sociale partecipativo e muoiono, si inaridiscono, quando questo viene meno.

L’educazione alla partecipazione dovrebbe partire ben prima dell’esercizio del voto: dal riconoscimento dei propri diritti, dei propri doveri, di quelli degli altri, dal riconoscimento delle regole del gioco e della consapevolezza che esse sono tutt’altro che immutabili. Dovrebbe partire nell’età della formazione, perché ne è colonna portante. Poter dire la propria, trovare i canali dove farlo, sentirsi partecipi e fautori del cambiamento in maniera creativa, mettersi in discussione e imparare ad ascoltare e ad esporsi è sempre di più riconosciuto come un diritto fondamentale dei giovani, oltre che un’opportunità preziosa per costruire gli strumenti con cui affrontare l’età adulta in maniera consapevole.

Spazi dove si trova spazio

Non è facile, ma nemmeno impossibile: ci sono studi, ricerche, dibattiti. Ma soprattutto ci sono esempi reali. Ci sono posti particolari, quasi delle officine, dove con cura e dedizione si costruisce il dialogo, materia prima della libertà, si favorisce l’inclusione, si valorizza la diversità e si premia la passione.

Vi portiamo l’esperienza di uno spazio di partecipazione voluto a Reggio Emilia in primis dal tessuto sociale giovanile. La richiesta era quella di garantire uno spazio dove esercitare liberamente il diritto alla partecipazione, o almeno imparare a farlo. Questo spazio, che ha già nomi diversi, non si vuole più definire, proprio per mantenere la sua funzione ibrida e mutevole. Si chiama Via Cassoli 1, niente di più del suo indirizzo, e qui vi raccontiamo la sua storia.

Un processo fondamentale, ma al contempo complesso e scomodo, che non sempre viene sufficientemente facilitato o promosso, anzi più spesso viene evitato o addirittura ostacolato. Come abbiamo visto già nell’esperimento di Poliferie, dove invece c’è interesse ad innescare i processi di partecipazione sin da giovani, si vedono i risultati nel tessuto sociale intero.

Via Cassoli 1
#viacassoliuno

Partiamo dallo spazio: il locale, di circa 180 mq, era una sala giochi irregolare e ora, a seguito della confisca da parte delle autorità, è diventato di proprietà del Comune che lo ha trasformato in uno spazio di progettazione educativa e culturale e di protagonismo, rivolto alle associazioni giovanili.

È diventato un luogo per i giovani che vogliono impegnarsi ad elaborare e progettare attività per la propria città, sede di iniziative di interesse pubblico a carattere culturale, formativo, laboratoriale ed espositivo, a cura delle associazioni e di Officina Educativa.

Per definire quali sarebbero state le attività e i progetti specifici che avrebbero qualificato lo spazio “viacassoliuno” l’amministrazione comunale si è avvalsa, nel 2017, di una manifestazione d’interesse attraverso la quale coinvolgere un maggior numero di associazioni giovanili organizzate in rete.

Lo scopo era quello di elaborare ed implementare un’idea progettuale che rispondesse agli obiettivi e alle strategie delle politiche giovanili della città.

Tra tutte, l’idea migliore ha permesso di sviluppare con i giovani azioni ed iniziative per trovare opportunità di formazione e stimoli e contribuire in modo partecipato e creativo alla crescita della propria città.

Il Comune ha messo a disposizione della rete di associazioni lo spazio “viacassoliuno” per 2 anni, rinnovabili per altri 2, e un budget di €10.000 per contribuire a realizzare le azioni che le associazioni giovanili vorranno realizzare. L’assegnazione è stata rinnovata nel 2020.

La rete di associazioni vincitrice della call per #viacassoliuno era già attiva dal 2014, anche se in maniera informale, con il nome di #Troviamoci. #Troviamoci è un’idea nata da AGE Associazione Giovani in Europa e sostenuta da Officina Educativa/Partecipazione giovanile e benessere, allo scopo di creare un database delle associazioni giovanili reggiane a beneficio della loro reciproca conoscenza: una rete idonea esisteva già, quindi, e si era sviluppata negli anni.

Infatti, #Troviamoci era diventato un percorso partecipativo aperto rivolto a tutte le realtà associative giovanili di Reggio Emilia. L’esigenza di avere un luogo per i giovani, gestito dai giovani, in cui dare spazio alle loro idee e ai loro progetti improntati alla partecipazione e alla collaborazione, era molto presente. Così, quella che prima era una sala slot si è trasformata in un luogo bello, accessibile, moderno, colorato e accogliente.

La Rete che nel 2018 ha iniziato a gestire #viacassoliuno era composta da 9 associazioni, oggi 8. Queste si sono assunte il compito di animare lo spazio proponendo un cartellone di attività rivolte principalmente ai giovani, attraverso una gestione capace di includere – anche in momenti successivi – altre associazioni che vogliano collaborare nello sviluppo di progetti per le giovani generazioni.

Dal gennaio 2019 #viacassoliuno è anche sede dell’InfoGiovani di Reggio Emilia. L’InfoGiovani dà supporto a ragazze e ragazzi per quanto riguarda orientamento, formazione, partecipazione, lavoro e professioni, tempo libero e eventi culturali. E’ uno spazio in cui i giovani possono prendere parte a diverse attività promosse sul territorio, avendo la possibilità di esprimersi e sviluppare la propria creatività e di farla fruttare al meglio. In questo modo lo spazio di via Cassoli è diventato un vero e proprio luogo a disposizione dei giovani a tutto tondo.

Viacassoli funziona?

Quale significato per valutare?

Dal punto di vista etimologico il termine valutazione appare collegato ad aspetti chiari e netti: valutare come determinare il prezzo, il valore di un bene economico. Prezzo inteso come pregio, che richiede di considerare il valore e quindi di riconoscere che cosa vale, in che cosa consiste o per che cosa è importante. Questo come e chi lo determina?

Si possono individuare alcune variabili, ovvero entità concrete, rilevabili empiricamente, che raccontino, in numeri, i quattro anni di storia di #viacassoliuno. I numeri parlano chiaro:

All’inizio della gestione la Rete contava 9 associazioni giovanili. Nei 4 anni di durata del progetto si sono aggiunte 5 nuove associazioni giovanili ma 6 sono uscite dalla Rete per vari motivi.
Da Marzo a Dicembre 2018 sono stati organizzati 5 eventi aperti al pubblico, coinvolti 205 giovani. Nell’anno successivo si sono raggiunti i 23 eventi aperti al pubblico, con il coinvolgimento di 486 giovani.
Complice la pandemia, da Gennaio a Dicembre 2020 ci sono stati 7 eventi aperti al pubblico in presenza, 2 eventi aperti al pubblico online, ma sono comunque stati coinvolti 145 giovani.
Nell’ultimo anno fino ad Ottobre, lo spazio è stato chiuso per il Covid. Da Ottobre invece sono stati organizzati già 4 eventi online e 3 in presenza, coinvolti 90 giovani.
A differenza di molti altri spazi, #viacassoliuno sembra aver retto alla prova del Covid: il coordinamento ha continuato a svolgere i propri incontri on-line con cadenza mensile con una presenza media costante. Il mercatino del libro non ha mai visto un trend decrescente. Dai 1038 utenti del 2019 è passato a 1119 nel 2020 e a 1894 nel 2021, un segnale chiaro del bisogno e dell’efficacia del servizio.

L’esperienza di #viacassoliuno però riguarda anche aspetti non tangibili, non riconducibili a variabili empiriche. Cosa vale di questa esperienza?

I giovani che prestano servizio nelle associazioni che fanno parte della Rete hanno la possibilità di mettersi in gioco su due livelli: l’associazionismo e il network.

Tramite la loro esperienza hanno la possibilità di acquisire competenze trasversali, ovvero una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti che aiutano la persona a gestire tutti gli aspetti della propria vita. Per esempio si impara a lavorare in gruppi grandi e piccoli unici in pubblico e sui social, comprendere e apprezzare punti di vista differenti o opposti ai propri, scomporre, rielaborare, analizzare i problemi in prospettiva e strategicamente. Si impara a fare networking, ovvero a costruire una comunità con gli stessi interessi e obiettivi sociali.

Queste non sono competenze che si sviluppano tradizionalmente a scuola. Quindi, #viacassoliuno diventa un vero e proprio esercizio di cittadinanza complementare, fortemente educativo, inteso come possibilità di crescita del senso di appartenenza alla propria comunità, di apertura e sensibilità verso le diversità sociali, etniche, culturali, e fisiche.

Diventa possibilità di fare esercizio di partecipazione consapevole alla realizzazione di progetti che rappresentino il benessere e gli interessi della collettività.

#viacassoliuno è perfetta? No, assolutamente no. Le difficoltà sono tante e le criticità nel tempo non sono mancate. Ma è un laboratorio di sperimentazione: la Rete è riuscita a dare vita e mantenere questo progetto contando sulle proprie forze, con un coordinamento composto esclusivamente da giovani che si sono formati sul campo. Il Comune di Reggio Emilia ha esclusivamente avuto un ruolo di supervisione.

Libertà è partecipazione

#viacassoliuno costituisce dunque uno spazio dinamico e ibrido, poiché raccoglie al suo interno diverse anime in costante scambio reciproco: esperienze di questo genere sono il perfetto esempio di come realtà differenti possano coesistere in unico luogo. Ma c’è molto di più: uno spazio che accoglie chiunque abbia voglia anche solo di dare un’occhiata diventa presto un punto di riferimento saldo (che di questi tempi non è cosa scontata).

#viacassoliuno, come tante altre iniziative, insegna ai giovani che non sono soli e che anzi possiedono infinite possibilità: l’opportunità di esprimersi liberamente, di dar voce alle proprie capacità, di avere un confronto e di poter contare su qualcuno che possa rispondere ai loro dubbi nel tentativo di orientarsi nel mondo.

Gli spazi ibridi diventano così un terreno fertile che permette l’incontro tra ragazzi che condividono la stessa volontà di fare qualcosa che abbia un senso. Ne nascono potenziali conoscenze e amicizie che un domani non lontano potranno avere un peso, una forma di collaborazione fra giovani che darà vita ad ulteriori progetti ad impatto sul tessuto sociale. Uno spazio ibrido come #viacassoliuno diventa un luogo di contaminazione propositiva e stimolante, gettando delle basi alternative per chiunque passi per quei corridoi.

Questi luoghi sono fondamentali perché si rendono accompagnatori dei ragazzi e delle ragazze in un cammino che li porterà poi a spiccare autonomamente il volo verso nuove idee, con una consapevolezza diversa di sé, degli altri e del proprio ruolo nella società.

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