Aggiornato a:
23 Giugno 2020
Tra le tematiche care alle fake news degli ultimi mesi troviamo il Trattato di Schengen (sulla libera circolazione delle persone) considerato al collasso a causa delle sospensioni effettuate da alcuni Stati Membri (14 su 26), durante
l’emergenza sanitaria.
Quello che è importante sapere è che è lo stesso Trattato a prevedere la sua sospensione, art. 23, e che la situazione
degli ultimi mesi non è la prima a provocarne l’interruzione, ma bensì la n. 116 dal 2006.
Il Trattato, che vedeva nascere nel 1985 lo Spazio Schengen, fu firmato inizialmente da Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, a cui poi si sono aggiunti altri Paesi dell’Ue: Spagna, Portogallo, Italia, Austria, Grecia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria e Malta. A questi si sono associati poi quattro Paesi non Ue: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, stabilendo così un’area in cui non ci fossero più controlli alle frontiere interne (per questo non si necessita di visto e passaporto), a favore di una libera circolazione delle persone.
Questo ha portato ad un rafforzamento delle frontiere esterne dello spazio Schengen e ad una maggiore responsabilità, per gli Stati confinanti, nell’effettuare controlli tra le frontiere di uno stato Schengen e non Schengen. Un esempio ne è l’Italia con il lavoro della Guardia Costiera.
L’abolizione delle frontiere interne ha portato anche ad una maggiore collaborazione degli Stati Membri, ad esempio sul piano della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, attraverso una condivisione dei dati (con il sistema d’informazione condiviso Schengen, o Sis) e con il cosiddetto “inseguimento transfrontaliero”, ovvero il diritto della polizia di inseguire un sospetto in un altro stato Schengen in caso di flagranza di reato per infrazioni gravi. Ogni anno i cittadini europei effettuano più di 1,25 miliardi di viaggi nello spazio Schengen ed è constatato che un’Europa senza frontiere interne apporti notevoli benefici anche a livello economico.
Ma siccome parte fondamentale del Trattato è la sicurezza, sia dell’Area che dei singoli Stati Membri, è prevista, come anticipato, la sospensione del Trattato in casi eccezionali (all’articolo 23), che può essere solo temporanea, proporzionata e motivata, dovuta ad una minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna oppure a gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne, che potrebbero mettere in pericolo il funzionamento generale dello spazio Schengen.
Negli ultimi anni, la maggior parte delle sospensioni sono state legate al terrorismo e all’emergenza migranti (qui trovate una pagina aggiornata su tutte le sospensioni: https://ec.europa.eu/home-affairs/what-we-do/policies/borders-and-visas/schengen/reintroduction-border-control_en ), mentre l’Italia ha reintrodotto i controlli alla frontiera per il G8 di Genova, nel 2001, per quello de L’Aquila, nel 2009, e per il G7 di Taormina, nel 2017.
La pandemia da Covid-19 può quindi ritenersi in linea con le motivazioni per la sospensione del Trattato di Schengen, infatti 14 Stati Membri hanno chiuso i propri confini (l’Italia non è tra questi) e la stessa Unione Europea, che non ha diritto di veto sulle decisioni dei singoli stati per la sospensione, ha però chiuso le frontiere esterne dello spazio Schengen, che saranno riaperte il 01 Luglio 2020.
La Commissione Europea, per sostenere la ripresa sicura dei viaggi e del turismo in tutta l’Europa, ha inaugurato la
piattaforma “Re-open EU” ( https://reopen.europa.eu/it ), in cui si possono ricevere, in tempo reale, informazioni sulle frontiere, sulle restrizioni di viaggio e sulle misure di sicurezza e di sanità pubblica per ogni Stato Membro.